Una serata diversa, un cinema, a dire il vero strapieno, traboccante di occhi sognanti di fotografi in erba, occhi increduli di un pubblico richiamato all’evento dalla curiosità, semplici uditori, gente. Tanta gente.
Riccardo Urnato, importante fotografo pubblicitario locale, apparirà in pubblico, su quel palco misteriosamente illuminato. Gli ingredienti per interessare il pubblico ci sono tutti.
Scorrono delle immagini, è buio, fotografie più o meno interessanti scorrono via veloci, senza una voce, senza un commento. Sono le foto dell’artista che preludono una serata di immagini e parole.
Appare Urnato, sotto una luce fioca, non so cosa aspettarmi.
Presenta se stesso, presenta i propri collaboratori, illustra l’idea del viaggio che ci spetta. Tutto perfetto, tutto giusto, un tablet in mano, il look di chi ha appena finito di lavorare, un’immagine per nulla effimera, per niente sofisticata, evidentemente non vuole apparire come un divo, non vuole stupire con la proiezione di se. E’ una scelta, forse una scelta ben precisa. Tra l’altro pienamente condivisibile.
Non avevo mai assistito ad eventi così, conferenze in cui, detta in soldoni, un professionista parla della propria esperienza lavorativa, interessante, certo, esclusiva e particolare come quella che caratterizza tanto spesso questo mestiere.
In una cosa mi sento di dissentire, anche se probabilmente avrei fatto la stessa scelta: il titolo della serata. Con una foto, ti parlo.
Non sono sicuro che si trattasse di un titolo autocelebrativo, laddove “ti parlo” potesse essere riferito al protagonista della serata, ma credo fosse inteso come motto comprensivo del potere della fotografia. Dissento un po’ dall’idea che la fotografia pubblicitaria possa essere un’espressione di “dialogo”, non mi risulta, o forse non la vivo così. Trovo spesso che la fotografia pubblicitaria sia un “proclama”, per definizione, per utilità o per convenienza, ma trovo non lasci assolutamente spazio allo scambio emozionale, o al dialogo, la ricevo come un messaggio assoluto: “questo prodotto E’ COSI'”, cioè non lascia spazio ad alcuna interpretazione. Il titolo della serata sarebbe potuto diventare: “con una foto TI DICO”, ma temo sia stato scartato per ineleganza di forma.
Per il resto si è trattato di un evento onesto, lineare, supportato dalla discrezione di un autore che, nonostante fieramente scevro della fluente dialettica che mi sarei aspettato, ha saputo coinvolgere, catturare ed interessare i numerosi presenti, affascinati dalle mille idee creative di cui questo strano mestiere si nutre ogni giorno.
Sul “cosa” ci sia dietro ad uno scatto, Urnato è stato molto chiaro e sincero, dipende dallo stile fotografico, ma nel caso della fotografia pubblicitaria si tratta di inventare soluzioni, pensare al prodotto, immedesimarsi nel contemporaneamente nel produttore come nel consumatore, far da paciere ed inventare un linguaggio che incontri le parti. Una bella sfida, un bel mestiere.
Alvise Garbin per quinteffetto, Blog di fotografia.