Carta, penna, macchina fotografica in mano, oggi MATEMATICA!
Come fosse possibile, oggi calcoliamo tutti insieme, da perfetti scolaretti , l’esatto risultato della “regola” che porterà al perfetto ritratto fotografico professionale. Professionale e “non”, aggiungerei.
Non si tratta di chimica, non si tratta di elettronica ma, contrariamente a quanto sostengo da sempre (e che sempre dichiarerò con fermezza), questa volta affido alla matematica il compito di aiutarmi a calcolare il fattore di efficacia di un lavoro fotografico già complesso in partenza. Vorrei dare a questa formula, anche un apparenze di realtà scolastica, un’assetto da provetto inventore matematico. E sia, ecco la formula:
S(sog)= Sf – A(sog)
Non so, ci metterei anche una radice quadrata, qua e la, o un parentesi graffa ad ergersi a baluardo dell’espressività artistica più tipica dell’Art Deco.
Mi diverte troppo, ma non è esattamente ciò che riflette il punto che avrei voluto chiarire.
Soddisfazione del soggetto = Stile del fotografo – Aspettative del soggetto
Ecco, ho giocato un po’ a fare lo stregone, ma non si tratta propriamente della missione che avevo in mente. Provo comunque a spiegare l’idea.
Un soggetto si reca dal fotografo per ottenere le proprie foto di ritratto, questo da quando è nata la fotografia in poi, avrà le proprie idee in mente, a volte si piace, a volte no, a volte odia addirittura la propria immagine, a volte adora determinati particolari di se, a volte vorrebbe apparire in modo che nemmeno riesce a comunicare o ad “ordinare” al cameriere fotografo. Bene, la soddisfazione che ne ricaverà sarà determinata dalla differenza di ciò che riuscirà a sottrarre dallo STILE DEL FOTOGRAFO, che in realtà è l’argomento che avrei voluto trattare in quest’articolo.
Lo stile del fotografo si articola in numerosissime variabili non definibili, né da formule matematiche, tantomeno da impegnative analisi psicologiche del “soggetto con 3 occhi”.
Lo STILE DEL FOTOGRAFO ha a che fare col gusto, con ciò che vede, con ciò che SENTE in quell’istante, è strettamente connesso con la voglia (o “necessità”) di soddisfare i dettami del soggetto (o cliente…) da riprendere. Il fotografo può inseguire i complimenti e la gratificazione del soggetto che, rappresentato esattamente come avrebbe voluto, si identifica nel lavoro del fotografo e se ne compiace, ringraziando complimentandosi.
Lo STILE DEL FOTOGRAFO è quella caratteristica che ad alti livelli professionali, invece, si esplicita in un lavoro a cui il soggetto decide di sottoporsi, senza condizioni, accettando e prendendo per “buono” ciò che ne risulterà. E’ una pura relazione storica, questa, lega soggetti e fotografi da sempre…”vado a farmi fare un ritratto da QUEL fotografo…” probabilmente cosciente che ne risulterà “qualcosa di artistico” e che accetterò come tale.
Ascoltiamo, pensiamo, ragioniamo insieme ai nostri soggetti da sempre e, a volte per motivi professionali ed altre per necessità di complicità, siamo portati ad “accontentare le richieste” o a sforzarci di inseguire l’approvazione di persone che, subito dopo averci stretto la mano per la prima volta, dicono “io non mi piaccio, non mi piacciono le mie foto, non vengo mai bene, non sono fotogenico/a” o, molto peggio, “mi farai sembrare più magro/a? mi puoi ritoccare ed eliminare questo difetto?…”.
Bando alle regole matematiche, come sempre, occhi negli occhi del nostro soggetto ed un augurio: che lo STILE sia sempre il nostro riferimento, il traguardo a cui puntare. Sia esso mutevole, labile, in costante cambiamento, sia sempre e comunque presente, VIVO! Hai uno stile? Coltivalo, cambialo, mettilo in crisi, testalo. Non hai uno stile? beh…è il momento di pensarci seriamente, no?
Alvise Garbin, per quinteffetto.it – blog di fotografia
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