Dio, che tristezza nel cuore. Devo essere stanco, molto stanco, o forse ho sonno, probabilmente il frastuono delle mille idee che danzano nella mia testa di notte, dà talmente tanto fastidio a Morfeo da meritarmi la condanna di dipingere con gli occhi un’infinità di percorsi sul soffitto della mia camera. Talmente stanco da permettere al mio sguardo di soffermarsi sulle parole più brutte che un forum potesse mai scrivere in così tanto esatta e terribile sequenza: fotografia e morte.
Ma perchè faccio queste cose?
Leggo un articolo molto serio, ascolto il cupo rintocco di una campana a morte che scandisce, riga dopo riga, una minuziosa e chirurgica diagnosi definitiva che riguarda la fotografia. La fotografia è morta, fatevene una ragione. Dice.
Ecco come si muove il bisturi: primo taglio, il fotografo professionista è arrabbiato perchè il fotografo amatoriale produce, per talento, fortuna o photoshop, delle immagini che equivalgono alle sue. Ecco che volano i primi pezzi di carne.
Secondo taglio: fotografo professionista e fotografo amatoriale concorrono alla vendita di immagini che, artefatte o meno, contribuiscono grazie alla semplice legge della concorrenza, ad abbattere i costi del prodotto, che ormai non vale più nulla. Stilettata.
Terzo taglio: questo è grave, secondo l’impresario delle pompe funebri la foto di cronaca non vale più nulla, ma qui ammetto di non aver capito il ragionamento, posso dire che ci viene annunciato che per produrre uno scatto di un premier, che comunque resterà privo di qualsiasi valore economico, bisogna perdere molto tempo al telefono. Alzo le mani, non l’ho capita.
Seguono altri tagliuzzamenti e sezionamenti più o meno logici ma poi, finalmente, si arriva ad una soluzione, un vero e proprio monito ai fotografi professionisti (tanto per cambiare, qualcuno ti spiega come devi fare).
Arriva la soluzione.
Prima idea: smettere di vivere la competizione con i fotografi amatoriali (mah…questa poi…).
Seconda idea: smettere di dar retta a critici improvvisati e a blogger che poi finiscono per vendere “workshop da 700 euro” (di qualche loro amico) o per vendere qualche oggetto proveniente da mercatini dell’usato o bric-à-brac del digitale. (ma a chi lo dice? ad un fotografo professionista? Ma perchè, i professionisti vanno ai workshop promossi dai blogger? Mah….)
Terza idea: tagliare corto con la fotografia ed ammettere che ormai esistono i video, che hanno molta più importanza. (ma perchè, non esistono videomakers amatoriali?…).
…DON…..DON….DON….e la nera signora, con la falce in una mano e la reflex nell’altra, si avvicina…. Si era accorta di dover intervenire già quando, nelle prime righe dell’articolo, veniva scritto che il mondo è già stato fotografato ovunque, almeno due o tre volte…. DON…DON…DON…. suono di campane portato da un vento gelido, scheletri che, mossi da riflessi cartilaginei, scattano foto alla luce di fuochi fatui….morte…
Questo è il tipico caso in cui, dovessi mai partecipare ad una discussione, un dibattito, un’arena o qualsiasi conversazione da salotto buono della fotografia, probabilmente perderei la mia causa. Sono talmente tante le cose da dire, i messaggi da rispedire al mittente, è talmente enorme il senso di vuoto che tutto questo mi lascia che….non so cosa dire.
Balbetterò che un fotografo professionista non trascorre la propria esistenza in questo cruccio esistenziale, nella paura mossa dall’ondata di avanzamento di un esercito di fotografi amatoriali. Questo sarebbe molto strano. Avesse paura di questo, non insegnerebbe il proprio mestiere a nessuno, non passerebbe serate su serate a creare un esercito di concorrenti che poi, per imperizia di chi diffonde l’idea della fotografia intesa come forma d’arte, si divertono a proprie spese, ad abbattere il costo della fotografia. E’ un percorso che ho visto molte volte, sento la responsabilità di dover insegnare, a fine di ogni corso, che la fotografia non vada svilita, svenduta, sprecata. In questo dormo sonni tranquilli, funziona, semplicemente perchè ho visto molte volte che il fotografo amatoriale, sebbene inizialmente abbia la necessità di valutare la propria capacità regalando o promuovendo le proprie fotografie a prezzi stracciati, poi si pone un semplicissimo quesito: “perchè lo faccio gratis, se potrei guadagnare qualcosa”?. Ecco, è nato un fotografo, ma è nato anche un cliente che, dovendo pagare…..pretende la qualità, ed ecco che il neonato fotografo dovrà entrare in quel circolo vizioso fatto di acquisto di attrezzature, costi, vendita, ricerca del cliente, promozione di se stesso, capacità. Concorrenza insomma. Che male c’è?
Davvero crediamo che il prezzo delle foto di cronaca potrebbe essere abbattuto da un fotografo amatoriale che, spinto da un irrefrenabile senso dell’avventura, amerebbe ritrovarsi in una zona di guerra con un paio di calzetti di ricambio e la reflex che la zia gli ha regalato in occasione della prima comunione?
E’ vero che produrre video sia talmente banale ed elementare, che anche un fotografo deluso dall’avanzata dell’esercito amatoriale, potrebbe cimentarsi senza impegnarsi troppo? Vale così poco questa cosa?
Davvero in giro per il mondo ci sono fotografi professionisti distrutti dalle critiche di improvvisati blogger o da forum di giudici della domenica?
Ma soprattutto, amico, davvero il mondo è stato fotografato tutto almeno due o tre volte? Così come è già stata suonata tutta la musica di Mozart? Così come sono già stati scritti tutti i libri di letteratura? Di filosofia? Così come sono già stati assaggiati tutti i cibi? Raggiunte tutte le vette? Solcati tutti i mari?
Amico, fai qualcosa. Non confondere la fotografia con la vendita delle fotografie.
Non confondere il giornalismo con la vendita dei giornali.
Non confondere la letteratura con la vendita dei libri, la musica con la vendita dei dischi, la pittura con la vendita dei quadri.
Vivi la fotografia, respira la fotografia, proponi la tua fotografia, vendi se puoi le tue immagini, diffondi l’idea che la fotografia non vada sprecata. Lo fanno già i pittori, lo fanno i musicisti, anche se i locali del sabato sera sono strapieni di ragazzini pronti a buttare sangue gratis, pur di portare in giro il loro marchio di cover band, vestirsi come il cantante che imitano e vivere di note copiate minuziosamente, una per una, purchè identiche anche in ogni modalità d’assolo!
Amico, appoggia la macchina fotografica per un attimo. Torna a guardare il mondo, il viso delle persone, la gente che cammina, le nuvole che disegnano il cielo, perchè hai una garanzia: nessuno l’ha mai fotografato come te. Torna a scattare quando avrai un’idea.
Amico, se devi vendere fotografie ed hai la sensazione che siano già state vendute tutte, probabilmente sei inciampato, capita. Alzati ed osserva, punta il tuo obiettivo da un’altra parte. Occupati di argomenti che non hai mai trattato. Non arrenderti.
Mi permetto di dirti una cosa, leggila come preferisci.
Se vedi morte dappertutto….forse c’è qualcosa che non va in te.
Mi piace pensarlo, lo dico da sempre e credo che sia totalmente vero: la prima cosa che il nostro occhio incontra, guardando nel mirino di una macchina fotografica, è uno specchio. Nella foto che scatterai ci sei principalmente tu.
Qua la mano. Coraggio!
Alvise Garbin, per quinteffetto.it, blog di fotografia