PAESAGGISTI PER UN GIORNO: proviamo a spiegare in modo semplice e chiaro questa incomprensibile scelta dell’uso del”IPERFOCALE?
Diciamolo chiaramente, cercare di affascinare i lettori con terminologie incomprensibili, non funziona più, è roba del passato.
Procediamo per passi, in realtà è tutto molto semplice.
Di fatto, la distanza iperfocale è un valore FISSO, derivato da una formula matematica che contiene in se la LUNGHEZZA FOCALE dell’obiettivo, il DIAFRAMMA che vogliamo utilizzare ed il CIRCOLO DI CONFUSIONE che è un parametro tipico dell’obiettivo che stiamo utilizzando.
SCOPO DELLA MISSIONE:
In ambito di fotografia paesaggistica, vogliamo offrire un’immagine NITIDISSIMA, sfruttando al massimo le doti del nostro obiettivo, e garantendo una nitidezza elevata in tutte le parti, dal punto più vicino possibile, fino all’infinito. Senza sfocature, nitida…perfetta in ogni punto dell’inquadratura.
COSA CI SERVE:
1) un paesaggio che ci consenta di mettere a fuoco all’infinito. Sembra una banalità, me se il paesaggio non è un paesaggio e di fronte a noi abbiamo degli ostacoli….dovremo rivolgerci ad un articolo il cui titolo sia simile a “profondità di campo”.
2) il nostro obiettivo preferito (inutile dire che preferibilmente non dovrà essere il nostro “zoom” preferito…., ma un obiettivo con un po’ di apertura!)
3) tabelle, regoli, applicazioni da smartphone (tipo DOF, che si trova in qualsiasi store per app da installare su telefoni, tablet ecc…), oppure una connessione internet che ci consenta di visitare il sito dofmaster , insomma tutto quello che ci serve per calcolare, senza dover ricorrere alle formule, la nostra distanza iperfocale. Questi strumenti ci consentono di evitare l’uso della formula H=(f2/NxC)+f che mette in relazione i parametri f=(lunghezza focale), N=(diaframma che utilizzeremo) e C=(circolo di confusione, che è un parametri fisso del nostro obiettivo e che varia a seconda delle dimensioni del sensore).
IL MOMENTO DELLO SCATTO:
In pratica, una volta ottenuto il nostro valore della lunghezza iperfocale, posizioniamo la macchina fotografica, mettiamo (manualmente) il nostro obiettivo a fuoco sull’infinito ed inquadriamo sapendo che nella nostra foto risulteranno a fuoco tutti gli elementi a partire DALLA META’ DELLA DISTANZA TRA NOI ED IL PUNTO DEFINITO DALLA DISTANZA IPERFOCALE, E L’INFINITO. Niente di complicato, ma se vogliamo che la nostra foto esprima il massimo della nitidezza, eviteremo di comprendere nell’inquadratura tutti gli elementi che rischierebbero di risultare sfocati.
Ad esempio: se il calcolo definisce che la distanza iperfocale è 10 metri, nella nostra foto saranno a fuoco tutti gli elementi a partire da una distanza di 5 metri, fino all’infinito. Per ottenere un’immagine nitida in tutti i dettagli eviteremo quindi di comprendere elementi la cui distanza sia inferiore a 5 metri, ad esempio alzando l’inquadratura, oppure stando attenti che questi eventuali ostacoli non siano determinanti per la logica del messaggio fotografico. (ovviamente eviteremo di “chiudere l’inquadratura” con lo zoom, altrimenti variano tutti i parametri compresi nella formula!)
Semplice, no?
Alvise Garbin, per quinteffetto.it, blog di fotografia