Zapping, reclame a tutto volume, spam, annunci internet, canali televisivi e motori di ricerca. Oggi trovo analogie ovunque. In effetti, una certa similitudine tra il televisore che ho di fronte, ed il PC che ho sulle ginocchia, risulta innegabile.
C’è uno chef, molte parolacce nascoste da un improbabile “bip” che ormai prevale sulla normale conversazione, sento più “bip” che parole. Ha ragione, si infuria contro uno strampalato cuoco di ristorante pseudo-italiano americano che scaccia i propri clienti a suon di piatti ributtanti alla vista e cibi surgelati che vengono scaldati, conditi malamente e sbattuti in un piatto con una maldestra manovra a schianto di poltiglia.
Abbasso gli occhi, forse schifato dalla fanghiglia culinaria, e ritrovo il mio computer, fiero di aver concluso la ricerca che porterà al mio pensiero.
Avevo una curiosità in tema “fotoritocco”, pochi istanti ed ecco un’infinita proposta di corsi Photoshop, protocolli per rendere più “professionali” le foto del credulone che abboccherà all’idea, filtri preconfezionati, bacchette magiche, foto di donne dalla pelle extraterrestre, modelle dalla cute ceramica come quelle che –promette l’imbonitore- appaiono nelle riviste di moda. In effetti è vero. Nelle riviste di moda, di questi tempi, è assolutamente richiesta la presenza di foto innaturali di soggetti con sembianze ultraterrene, un passo avanti nello sviluppo della “foto ritratto”, che grazie a questa bizzarra realtà rende più facile parlare della storia di un soggetto anche semplicemente evitando di plastificarne le forme.
Inutile cercare di capire il motivo di questo passaggio mediatico-culturale. Credo si tratti di pura ricerca, magari un po’ esibizionistica, o puramente commerciale.
….”bip”…. “biiiip”…. Ma certo. La soluzione è davanti a me. Basta alzare gli occhi.
Me la suggerisce un signore inglese, padrone di molti ristoranti. Suppongo non sia un fotografo. Ha una casacca bianca, non tipica del fotografo. No, credo proprio non sia un fotografo. Sarebbe strano lo fosse, visto che tutti lo chiamano “chef”. Eppure parla di fotografia.
“Bippeggiando” quasi convulsamente si rivolge ad un foto-cuoco pasticcione e gli ricorda che è sbagliato proporre cibi surgelati conditi di qualcosa di saporito e ricevere soldi in cambio, magari complimenti, o addirittura convincersi che questo sia foto-cucinare davvero! Imprecando di petto ricorda allo sfortunato subalterno lo stretto legame esistente tra il “credere di cucinare” e “la fine della passione” per il cibo-fotografia, l’inganno e l’inevitabile morte della creatività.
Eppure qui, nel motore di ricerca che ho di fronte, tutti lo sbandierano come la soluzione per l’ottenimento di una fortuna infinita: fotografa come capita, poi scaldi la tua foto in un forno microonde, aggiungi del condimento a scelta tra quelli proposti da Photoshop, servi in tavola, e ti godi gli applausi. Facile, onesto, funzionale. Triste. Realistico.
Capita, capita spessissimo. Vedo foto perfettamente generate da un perfetto sincronismo d’intenti tra sensore di qualità, obiettivo di marca, Photoshop. Indubbiamente in linea con il linguaggio moderno fatto di pelli perfette, occhi cerulei, contrasti ad arte e tecnica inesistente.
Un purista si arrabbierebbe. Io no. Non ho mai percorso quel sentiero di luoghi comuni da anziano fotografo, amante della chimica d’immagine e di camere oscure.
Penso a quel cuoco, buon per lui se la pioggia di “bip” sarà mai riuscita a fargli rinascere la voglia di cucinare in modo onesto, veritiero e passionale. Magari anche più sano…
Come lui stesso avrà fatto prima dell’illuminante presenza del volgarissimo chef, ci saranno milioni di cuochi che riscaldano cibi preconfezionati, guadagnano bene (se non meglio e più in fretta), avranno successo e, sosterranno, tutto sommato la cucina un po’ grassa e pasticciona ha quel sapore in più…
Ma una cosa mi chiedo. Perché vantarsi di aver condito il proprio piatto surgelato e dire a tutti che la bontà della pietanza proposta è stata quella di scegliere il giusto condimento? Perché proporre con così tanta sfacciataggine le soluzioni di Photoshop? Perché proporre immagini evidentemente insaporite dal software-sughetto che chiunque altro potrebbe utilizzare e che altrettanto evidentemente parla di se?
Attendo un’altra raffica di “bip”. Lo chef scuote la testa. Non risponde nemmeno lui.
Attonito osserva il foto-cuoco nell’intento di rovinare la propria carriera culinaria.
Integrità artistica e creatività. Chissà se riusciranno ancora a riempire i ristoranti.
Ho un desiderio: Creare i corsi di PHOTOCHEF. Sarà un successo.
Buon appetito.
Alvise Garbin, per quinteffetto.it, blog di fotografia