A puro titolo di sondaggio, o per curiosità personale, chiedo qua e la a vari praticanti della fotografia se mai abbiano interagito con quel “pulsante che cambia il mondo”, l’oscura dinamica dell’attivazione della sezione VIDEO della loro fotocamera.
Ne ottengo quasi sempre una risposta negativa che non mi stupisce affatto, credo che il compito di un fotografo sia già sufficientemente complesso, e che difficilmente chi si occupa di creazioni d’immagine fotografiche senta la necessità di esplorare “quell’altro” mondo.
Tuttavia è una sfida da non trascurare.
Vero è che l’utilizzo della fotocamera per la creazione di video comporta un sacco di adattamenti tecnici collocati nel mondo del “post”, il montaggio è il vero completamento dell’opera del videomaker, ma è anche vero che l’attrezzo che stringiamo tra le mani, noi fotografi, è proprio particolarmente indicato per la creazione anche artistica di video di tutto rilievo. Gli obiettivi tipicamente montati sulla nostra macchina fotografica sono particolarmente efficaci, ottimi dal punto di vista ottico, performanti dal punto di vista della profondità di campo e precisissimi.
Questi temi non verranno approfonditi qui, non è il caso, però mi prenderò l’incarico di invitare gli aspiranti fotografi ad analizzare la diversità creativa che caratterizza questi due mondi. Ai prossimi allievi di corsipadova toccherà sentirmi lanciare una sfida, per non parlare di chi, con me, lavorare nell’ambito del nuovissimo droniveneto , una sfida in partenza….
RACCONTARE, con le immagini, la musica, il montaggio accurato, è certamente più facile dal punto di vista comunicativo, ma molto più complesso dal punto di vista pratico, questo perché la cinematografia, le tecniche di ripresa che costantemente riempiono i nostri occhi, la pubblicità e la sintesi dei messaggi che siamo abituati ad assorbire, hanno spinto il “mondo video” ad un linguaggio in continua evoluzione, rapidissimo ed efficacissimo, assolutamente vorace di tecniche sempre più estreme, servono attrezzature particolari sempre più evolute, servono droni, telecamere a 360 gradi, servono linguaggi ed effetti sempre più stupefacenti, al passo con tempi che bruciano le tappe.
Per la fotografia, invece, alcune dinamiche restano immutate, il racconto sta sempre in uno scatto, il “prima e dopo” resta comunque scritto in un click, ingabbiato tra le pareti del nostro fotogramma, deve colpire l’occhio dell’osservatore, la capacità di recepire un “mutamento immobile”, quell’intuito che fa capire che sta per accadere qualcosa o che qualcosa è successo.
Come sempre, nella fotografia resta la verità, una verità che si lega all’interpretazione del lettore e prosegue la propria evoluzione, a volte all’infinito.
Il video, invece, nella sua complessità, racconta in vari modi la verità avendo la possibilità di parlare, emozionare, spiegare in modo più o meno chiaro, ogni sfaccettatura dell’istante o della storia.
Una bella sfida, quel pulsante. Un pulsante che cambia il mondo!
Alvise Garbin, per quinteffetto.it – blog di fotografia