Sorpresa sorpresa….Questo bimbo con asino è nientemeno che…. Pablo Picasso!
Un attimo di pazienza, cerchiamo di ricostruire il concetto.
Rapida scorsa nel tempo, siamo nella prima metà del 1800, con un’acredine giustificata dal fatto che la più costosa opera di ritratto pittorico, appannaggio delle classi sociali più abbienti, veniva via via soppiantata da un dagherrotipo assai meno costoso e, questa volta, raggiungibile anche dalla medio borghesia, i cultori della rappresentazione pittorica dichiaravano, credo giustamente, che la fotografia fosse, di fatto, una forma NON ARTISTICA di rappresentazione. Per certi versi, e visto il contesto storico, non è sbagliato: la pittura CREA, la fotografia RIPRODUCE. O almeno un tempo era così.
Che si trattasse di dagherrotipia o di calotipia, in effetti le rappresentazioni che ne nascevano erano alquanto piatte, prive di colori e prospettive, per cui ci fu largo spazio all’ironia dei pittori che vedevano in queste soltanto delle stupide rappresentazioni, pericolose solo per la loro probabile presenza sullo scenario ritrattistico. Del resto, si pensava, chiunque fosse dotato di un’adeguata attrezzatura, avrebbe potuto produrre dei dagherrotipi senza avere alcuna capacità artistica. Pensiero alquanto moderno.
Quand’ecco che lo sviluppo delle ottiche, la capacità di “sfuocare” parti delle immagini, tecnica finora conosciuta solamente dai pittori impressionisti, diventò realtà, stiamo varcando la soglia del 1900, la fotografia inizia a credere di poter offrire alla pittura uno strumento di supporto come, ad esempio, la capacità di catturare un istante, cosa ovviamente difficile per un pittore, l’offerta di verità che offriva una nuova alfabetizzazione nell’osservazione di paesaggi finora soltanto immaginati o parzialmente raffigurati da pittori in viaggio, la più facile circolazione delle raffigurazioni, la riproducibilità delle immagini e, sorpresa, la capacità di fornire agli stessi pittori un soggetto già immortalato e quindi riproducibile senza lunghe sessioni di posa.
Ne fu affascinato lo stesso Pablo Picasso, che qui vediamo rappresentato in una foto da piccolo, ma anche in un quadro dipinto da adulto. Un autoritratto reso potente dalla componente temporale, impossibile a chiunque altro. Come fare a dipingere se stessi con le sembianze di un tempo ormai trascorso?
Lo stesso Picasso, attraversò il proprio periodo fotografico, fino appunto di ritrarre se stesso in un autoscatto in cui la macchina fotografica appare sulla scena, presente strumento testimone, ma anche oggetto di rappresentazione. Un po’ come se fosse un autoscatto della macchina fotografica, oltre che dell’artista. Curioso, no?
Partita sospesa, quindi, forse partita inutile. Fotografia e pittura si osservano da sempre, si scambiano idee, si rendono l’una a servizio dell’altra, a fasi alterne, si concedono prospettive, spazi, contaminazioni e modi d’osservazione, soprattutto da quando la fotografia, grazie allo sviluppo tecnologico, ha saputo diventare un’arte figurativa. Che strano concetto, la fotografia sembra essere diventata potenzialmente più artistica proprio da quando si è sviluppata tecnologicamente. Solita deliziosa, curiosa, infinitamente divertente contraddizione.
Ah, la fotografia…..