Ho un Fratello bello. Si chiama Antonio. Ignaro dei miei trascorsi di membro di svariate giurie, un giorno mi propone di ampliare le attività di questo blog di fotografia con l’apertura di qualche concorso sempre in ambito fotografico. Tenerezza.
Ecco che la mente ritorna al periodo in cui, sempre con Gianni Canton e sempre nell’ambito del capitolo “strampalate avventure nello studio 911foto “, si intraprese un po’ per scommessa un po’ per puro amore della fotografia, la difficile missione di aprire un sito di concorsi di fotografia.
Questo semplicemente perché, avendo indetto alcuni importanti concorsi cittadini in collaborazione con il comune di Padova ed altre istituzioni cittadine, avevamo sentito da parte di un vastissimo esercito di fotografi, amatoriali e non, la necessità di confrontarsi, relazionarsi, esporre i propri lavori, magari vincere qualcosa o semplicemente giocare, fare gruppo.
“Non funzionerà mai”, gufavo io. “Funzionerà”, gufava Gianni Canton.
Vinse lui, e portò sfortuna. Il sito funzionò talmente bene da ricevere fino a 5000 visite al giorno, l’attenzione di importanti sponsor che, senza nessuno sforzo di parte di Gianni che si impegnò personalmente a mantenere viva l’attività, si procurarono di mettere a disposizione qualche buon premio per i vincitori di taluno dei concorsi indetti.
C’era un bel regolamento, nel sito dei concorsi. In questo non si discute, mister Gianni Canton è molto severo in tema di leggi sulla privacy, copyright ed altre questioni legislative della fotografia che oggi i social network cercano di rendere superflue. Tanto per citare una cosa assai insolita, diversa dalla stragrande maggioranza di tutti i concorsi in circolazione, veniva garantito che il materiale inviato a scopo di competizione, non sarebbe mai stato usato per nessun altro motivo, né commerciale, né di nessun’altra natura. Strano, inconsueto, soprattutto laddove i concorsi di questo tipo, oggi, vengono indetti principalmente per rastrellare materiale da riutilizzare qua e la, dichiarando tranquillamente che le responsabilità d’immagine, qualora riutilizzata chissà dove dal nuovo proprietario, e chissà se in modo offensivo per chicchessia, ricade comunque sull’ignaro groppone del fotografo. Tutti firmano, tutti inviano foto. Tutti sono contenti. Evviva.
C’era poi un altra bella cosa. Tanto bella nella logica di pulizia morale, tanto brutta nella pratica che vedremo. C’era la GIURIA POPOLARE, per la maggioranza dei concorsi, che erano sempre e comunque gratuiti, come l’iscrizione al sito. Non fu mai chiesto nessun pagamento o quota di iscrizione. Era tutto gratis. Alcuni concorsi erano a “giuria popolare”, altri erano valutati da fotografi reclutati qua e la in tutto il territorio nazionale. Ogni concorso, aperto con scadenza più o meno di quindici giorni e della durata di un mesetto, produceva in media 300-400 foto. Tante, tantissime.
Già…la giuria popolare. Qui il motivo per cui avrei abbracciato mio fratello bello, nell’istante della proposta di aprire i concorsi fotografici.
Io e Gianni Canton, passavamo serate a guardarci attoniti. Alcuni strani foto-animali resero talmente preoccupante questa strampalata attività da costringere “l’entusiasta” proprietario del sito a continui esborsi di denaro in termini di modifiche di programmazione informatica. Si vide di tutto.
Gente che, pur di vincere il nulla (non tutti i concorsi avevano un premio finale), si iscriveva decine o chi centinaia di volte al sito, con nomi diversi, per potersi dare dei voti e vedersi sul podio. Probabilmente dimenticandosi di questo e, pugno sotto al mento, occhiolino, sorriso, passavano indimenticabili momenti di intima gloria pensando….”però…le mie foto…piacciono. Ho vinto!”.
L’iscrizione al sito prevedeva una prassi di tipo classico, alcuni dati di verifica…..il solito, insomma.
Abbiamo visto gente inventare dati (non ragionando sul fatto che ovviamente la registrazione rende noto il “numero IP” del computer da cui provengono), decine e decine di volte. Abbiamo visto l’azione dei famosi “call-center”, da cui partivano centinaia di iscrizioni e voti a fotografie che evidentemente meritavano molto ma molto meno di lavori che, purtroppo, avevano ricevuto solo l’appoggio di altri partecipanti allo stesso concorso, gente in grado di riconoscere il merito altrui.
Si ricevevano telefonate indignate di persone che vedevano bloccati i propri voti, dichiarando che in casa c’era solo un computer, e che la famiglia era (in quel caso) composta da qualche decina di persone…..
Peggio di tutto, abbiamo percepito il sorriso di un uomo che, al mattino, guardandosi allo specchio mentre si fa la barba, pensa in cuor suo di essere un buon fotografo, dati alla mano, più di 100 voti per una foto sono tanti! A poco importa se 99 sono di persone inventate ed uno è il proprio voto, ammesso per regolamento. 100 voti sono comunque 100 voti!
Abbiamo immaginato una donna truccarsi, vestirsi, specchiarsi e dirsi “bella, perfetta, fotografa. Io vinco!”
Spiacenti per il grande popolo di fotografi onesti, spiacenti per l’attività che in neanche sei mesi esplose con così tanto entusiasmo, spiacenti per gli sponsor che per un po’ continuarono a chiamare, il sito venne chiuso. E si tornò a dormire sereni (chi anche risparmiando un po’ di denaro…).
Capisco il ragionamento del politico. Mi faccio votare, porto i voti dei miei amici, compro anche i voti, se serve. Ma alla fine, farò quello che sento di voler fare.
In un concorso funziona così….. se ti procuri tanti voti, ti voti da solo, costringi i tuoi accoliti a votarti, compri dei voti, fai votare il tuo computer o il tuo cane, ebbene, resterai il fotografo di prima. Avrai molti punti, non sarai necessariamente un bravo fotografo. Gianni Canton….questo articolo del regolamento non c’era…. Fratello bello, per quanto riguarda un’altra esperienza di siti di concorsi fotografici…no, grazie. Abbiamo già dato.
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Alvise Garbin, per quinteffetto.it, blog di fotografia.