In epoca di “olio di palma” e contraffazioni poco chiare, anche la fotografia subisce una sorta di antipatica sofisticazione che obbliga i fotografi più avvezzi alle evoluzioni da social network, ad esibire “la lista degli ingredienti” delle proprie foto.
QUESTA FOTO NON E’ STATA MODIFICATA…, leggevo qualche giorno fa su Facebook. Purtroppo mi sono perso il gusto di osservare proprio la fotografia, cosa che sarebbe successa anche se fossi entrato in un ristorante, mi fossi accomodato ad un tavolo, e avessi letto, nel menù, “i cibi che mangerete non sono guasti”.
Cosa vuol dire? Perché questa cosa?
Prima ipotesi: si tratta di un avviso? “Se troverete brutta questa fotografia, è perché non l’ho modificata….”. Sarebbe come dire che solo le foto modificate sono belle o valide, in qualche modo. Ammettendo questa tristezza, questa necessità di modificare a tutti i costi i nostri lavori, c’è chi la pensa così, perché pubblicare questa foto? Il ristoratore del nostro esempio avrebbe dovuto dire: “attenzione, parte dei cibi che mangerete sono stati cucinati in fretta, forse sono anche crudi”. Impensabile, no?
Seconda ipotesi: si tratta di un momento autocelebrativo, l’esercizio di chi pubblica una foto specificando che questa risulterà talmente bella addirittura senza essere stata modificata, edulcorata, abbellita. Uno chef viene tavolo ed avvisa che QUESTO piatto gli è riuscito benissimo, senza nemmeno aver dovuto richiedere l’aiuto di cuochi più esperti. Torneremmo mai a mangiare in questo posto?
Quante altre ipotesi mi nascono in testa, in epoca in cui per vendere un biscotto bisogna specificare bene che non è avvelenato, in cui bisogna specificare bene che i cibi non contengano il temibilissimo glutine, sconosciuto ai più fino a qualche anno fa, i fotografi sono costretti a specificare le percentuali di fotoritocco contenuto nelle proprie creazioni. Vale adire che, seguendo questa logica, la fotografia si identifica come prodotto contraffatto di norma, ed è bene specificare quanta verità conterranno. Non bastano più nemmeno le qualità tecnologiche messe in campo dai costruttori di macchine fotografiche, ora le foto DEVONO ESSERE modificate, i nostri occhi non sopportano nemmeno più le immagini proposte da sensori sofisticatissimi, figuriamoci se queste provengono da un semplice fotografo.
Mi dispiace, mi duole proprio dirlo, ma un cuoco che dichiara che uno dei propri piatti non è contraffatto, dimostra di essere un cultore delle modifiche di tutte le altre portate del proprio menù, non dimostra sicurezza, non fa parlare bene di se come artista del fornello, né tantomeno delle proprie qualità di esperto in cucina. Cambieranno i tempi. La fotografia ha sempre vinto.