Primo capitolo del progetto denominato “identità di una fotografia” è l’ASPETTO di un’opera. Immaginiamoci proiettati all’interno di una mostra fotografica, con lo sguardo limitato dal nostro perimetro 3×2 o, al massimo 2×3, imposto dal sensore della nostra macchina fotografica d’uso comune, ma anche dalle convenzioni di provenienza della vecchia pellicola fotografica. Vediamo un’opera, che ne so, quadrata, o una foto ovale come quella di un tempo, un’immagine racchiusa da una cornice romboidale. Ha senso’ cambia il nostro modo di percepirla? Le fotografie panoramiche sono notoriamente lunghe e strette proprio per guidare il movimento della testa dell’osservatore in modo tipico per chi osserva un paesaggio, creando la sensazione di essere proprio all’interno di una scena vera. Ecco che la fotografia nasce come pensata per determinate dimensioni. Ecco che anche l’ASPETTO di un’immagine, la sua FORMA, può essere determinante già dall’istante della progettazione dello scatto. Non è un dettaglio.
Ma dell’ASPETTO di un’opera fa parte anche la scelta del soggetto, la “cosa” che vediamo all’interno della raffigurazione, capitolo questo che apre un’infinità di variabili probabilmente oggetto di chissà quanti volumi scritti.
La domanda più importante, frutto dell’elaborazione di parte di questo primo capitolo dell’analisi fotografica, sembra molto immediata, semplice e diretta: CHE COSA VEDI?
Inutile rimarcare la differenza tra VEDERE e GUARDARE, ma con pazienza, in futuri articoli, di sicuro si potrà trattare questo tema importante, tanto importante dall’essere alla radice del nostro senso estetico, della nostra capacità di analisi e del nostro gusto per la fotografia.
In un mondo in cui tutti si sentono fotografi, in cui il senso comune per la fotografia ha reso un parere collettivo che pone la macchina fotografica in prima posizione rispetto a chi l manovra, in un mondo commerciale fatto di committenti che si sentono “registi del fotografo”, direi che osservare in silenzio un’immagine e chiedersi “cosa sto guardando” potrebbe essere un momento assai glorioso. Sogno? Beh, questo si sa….
Alle prossime puntate.
Alvise Garbin per Quinteffetto – blog di fotografia