Ai teorici della fotografia, della definizione dei pixel, ai cultori dell’iperfocale e dell’iperbole logica della composizione fotografica, dirò di cercare più in là. Questo è lo spazio del caos, della creatività, dello spazio artistico d’espressione. Era tempo.
Questo è il luogo delle parole, è lo spazio delle immagini, è il sentiero dell’espressività.
Tutto nasce da una vocale, non a caso, prima lettera del nostro alfabeto: la lettera “a”.
“A” come Arte, ma anche “a” come arte.
Si, le dimensioni contano eccome. Arte con la lettera maiuscola, a mio modo di vedere, si differenzia senza prendere le distanze dall’arte intesa con la lettera minuscola. E mi spiego.
Con precisione millimetrica porrò la lettera maiuscola dove serve, lo farò nel parlare d’Arte, nata con l’uomo, con la necessità di esprimersi, raccontare, emozionare, divertire, far riflettere, invocare una divinità, omaggiare, esaltare, creare, trasformata nei tempi dalla necessità di parlare in modo sempre attuale di necessità, discussa e controversa, caratteristica di un tempo, di un’epoca. Musa sempre vicina all’uomo, ispirazione, veicolo tra l’interiorità e la condivisione universale, unione tra i tempi. Arte.
Arte che fa parlare di se anche vestita “in minuscolo”, arte che riassume le tecniche, lo studio, la scienza e la capacità dell’uomo di tradurre i propri sentimenti tramite la codifica dettata da un suono, il vibrare di una corda, un tratto di pennello, la trasformazione di un materiale grezzo.
Caos, confusione, indecisione, malesseri d’artista, paura e dubbio. Chi segue questo percorso artistico, chi decide di fotografare per “dire qualcosa”, decide di vivere così, al bivio, tra i venti, con la paura di sbagliare. E ne gode.
Esprimere tecnica, esprimere sentimenti. Quale percentuale di questi pochi elementi inserire nel proprio cammino, nel proprio lavoro o nella propria singola immagine?
Quanto freddo siamo disposti a sentire?
Quanti dubbi possiamo sostenere?
Quanta indecisione potremo incontrare?
Quanto siamo pronti a lasciarci attraversare da tutto questo?
Caos, confusione. Bellezza e sofferenza.
Fotografia. E’ tutto qui.
(Alvise Garbin, per quinteffetto.it, blog di fotografia)